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ScriBUnT: L'«enciclopediadelledonne»

Scrivere Biografie all'Università di Trento

 

Un progetto libero e collaborativo

L’«enciclopediadelledonne.it» è un progetto nato l’8 marzo del 2010, per iniziativa di Rossana Di Fazio e Margherita Marcheselli, per continuare il lavoro di ricerca sulle donne avviato da Centri di documentazione e Librerie, Associazioni, Biblioteche, Archivi, Università, siti.

Un' enciclopedia online e aperta che vuole essere «una festa a inviti: chi scrive porta una persona come portasse qualcuno che vale la pena di conoscere», così le fondatrici in Lavori in corso, sulla homepage dell'Enciclopedia. E proprio la rete rende possibile questo «progetto di divulgazione» senza limiti di spazio o di tempo che, anche grazie alla collaborazione di giovani persegue due obiettivi importanti:

 

"intanto la conoscenza, nomi e cognomi. Ogni nome e cognome fa una storia, e ogni storia singola va in un paesaggio pieno di storie, e tutto diventa la Storia. Ma senza la storia delle donne – di tutte le donne – non si fa una bella Storia: si fanno degli schemi, delle approssimazioni, dei riassunti che non somigliano più a niente. E che fan danno.
L’altra cosa che si divulga da sé facendo un’Enciclopedia delle donne è l’idea della libertà: la conoscenza delle donne in carne e ossa del passato e del presente, al pari dell’esperienza, sgretola le grate di quei pochi, limitati modelli a cui la loro vita (destino, vocazione, intelligenza, desiderio) viene ancora ricondotta, ottusamente certo, ma con un’ostinazione e una potenza (anche una prepotenza) che sorprende"

(Rossana Di Fazio, Margherita Marcheselli, L’impresa)"


Dunque un progetto che abbatte pregiudizi e stereotipi («schemi», «approssimazioni», «riassunti», «modelli») con la forza della «storia singola» in un «paesaggio pieno di storie». E si tratta anche di una forma di compensazione narrativa di una ottusa e ostinata «amnesia patriarcale» nella documentazione storica: gli archivi hanno infatti conservato pochi testi e documenti femminili, ritenendoli di scarso valore. E così risulta spesso difficile scrivere la vita di una donna che, magari, non ha neppure «nome e cognome» perché si nasconde dietro a uno pseudonimo o al cognome del marito (Vanessa Gemis, La biographie genrée: le genre au service du genre, in «COnTEXTES», a. 3 (2008)).

Nonostante ciò, l’Enciclopedia conta ormai quasi 2000 voci, cresce senza sosta grazie all’impegno di autori e autrici e possiede due caratteri particolari, dichiarati nei Criteri per la stesura delle voci: intende creare «relazioni» tra la biografata e altre donne (e uomini) così da testimoniare un «effetto di coralità», cioè quella comunità di destino che caratterizza la sensibilità contemporanea e la ricerca sulle donne nella storia; e sostiene i «ritratti a colori», cioè biografie della vita pubblica e privata (ben documentate), lontane dall’agiografia e attente invece a zone d’ombra e a ciò che non si conosce ancora. La biografia, infatti, tende alla trasparenza, ma sempre in relazione all’opacità del reale; è singolarità, ma sempre in equilibrio tra stereotipi ed esemplarità di genere.

Certo è che, finora, le voci dell’Enciclopedia delle donne sembrano davvero una «festa a inviti» riuscita bene.