
Ecco cosa troverai esplorando questa pagina
Gruppo di lavoro
• Federico Casagrande, UniTrento, DICAM/DiPSCo
• Margherita Vincenzi, UniTrento, Dipartimento di Lettere e Filosofia
• Giovanna A. Massari, UniTrento, DICAM
• Paola Pettenella, Mart
• Lucia Rodler, UniTrento, DiPSCo
• Cristiana Volpi, UniTrento, DICAM
• Federico Zanoner, Mart
Si ringraziano
• Officina Espositiva – Università di Trento
• Mart – Museo di arte moderna e contemporanea di Rovereto
• Mart – Archivio del '900
• Mart – Casa d'Arte Futurista Depero
Così scrive Fortunato Depero a Rosetta Amadori, da New York, nel 1948, in uno dei tanti elogi della operosità manuale della moglie. Rosetta Amadori è stata infatti una straordinaria artigiana, nel senso positivo che nel 2008 il sociologo Richard Sennett ha dato a questo termine2: un individuo che ha passione per la qualità del lavoro manuale che svolge con responsabilità, competenza e autonomia, in continuo dialogo con il committente (il marito e artista Fortunato Depero) e la realtà sociale. L’economista Stefano Micelli parlerebbe di una maker che, proprio perché si confronta con il mondo materiale, sa anche ascoltare in modo intelligente i progetti del suo «Nato»3. Per questo il gruppo Ecoltura ha deciso di valorizzare le mani di Rosetta come tratto distintivo della sua biografia.

In alcuni schizzi dell’opera di Fortunato Depero Io e mia moglie (1919), Rosetta Amadori pare avere tre braccia e sei mani, impegnate su quello che potrebbe essere un arazzo, disegnato dal marito. Questa immagine ha colpito il gruppo Ecoltura che ha analizzato i materiali che riguardano Rosetta alla luce dell’operosità di mani che tessono, cucinano e gestiscono un patrimonio culturale di enorme grandezza. Depero riconosce la fortuna di avere accanto una donna «rara», amata dagli anni Dieci del Novecento. Lo ripete più volte in un testo interessante, intitolato Note autobiografiche ed elogio di Rosetta, che si legge nella quarta monografia della Collana Artisti Trentini, insieme alla Presentazione dell’amico, ingegnere ed editore, Riccardo Maroni4.
Fortunato parla di Rosetta con sincera gratitudine. Ricorda il loro inizio, quando nel 1913, in un mattino nevoso, Rosetta lascia la famiglia per raggiungere l’artista a Roma, «povera e trasognata». E poi, riconosce che, negli anni della prima guerra mondiale, «Rosetta guadagnava per tutti e due […] Rosetta stirava e piangeva e io tenace, cocciuto, testardo, ostinato, audace, instancabile e bardato seguivo la via del mio destino»5. E, ancora, nei decenni successivi, Rosetta ha saputo adattarsi con serenità e fiducia a una vita «zingaresca», nelle numerose abitazioni, ora «modeste», ora confortevoli, tra Europa e Stati Uniti. «Quale donna avrebbe saputo seguire un itinerario così sconcertante e diabolico?» «Quale donna avrebbe seguito le avventure ipotetiche e misteriose delle incerte mete americane, con poca moneta, con molto bagaglio d’arte e d’amore, con nessuna meta rassicurante? Arte ed amore sono due grandi capitali spirituali di felicità e di bellezza, ma praticamente di magra cucina». Ma Rosetta è «un miracolo di risorse», in particolare – lo si è detto - grazie all’operosità delle sue mani6. Di seguito sono riportati degli approfondimenti sul tema curati dal gruppo di progetto Ecoltura.
Rosetta Amadori (Rovereto, 1893-1976) è stata un’imprenditrice e tessitrice italiana, moglie del pittore futurista Fortunato Depero. «Donna rara», si è occupata della produzione degli arazzi, del mantenimento della Casa d’Arte Futurista Depero a Rovereto e, dopo la scomparsa del marito, della gestione del suo patrimonio artistico. Nel 1913 si trasferì con Depero a Roma. Rosetta entrò in contatto con il Movimento futurista, di cui ebbe l’occasione di conoscere i fondatori, avvicinandosi alle poetiche futuriste e all’arte tessile. Nel 1919, dopo il matrimonio con Fortunato Depero, fece rientro con il marito a Rovereto; insieme fondarono la Casa d’Arte Futurista Depero. Rosetta Amadori si occupò della gestione della Casa d’Arte Futurista e del laboratorio di arazzi, oltre che dell’organizzazione di alcuni eventi collettivi come le “veglie futuriste” del 1923. Dal 1928 al 1930 la coppia si trasferì a New York per aprire la Depero Futurist House, che non raggiunse però il successo sperato. Nel periodo newyorkese Rosetta continuò le attività di cucito e di arte tessile, realizzando anche numerosi eventi culinari con cui sosteneva la permanenza economica della coppia oltreoceano. Dagli anni ’30 fino agli anni ’50 Rosetta continuò a gestire il laboratorio di arte tessile a Rovereto dove, nel 1957 fondò con il marito la Galleria Museo Depero. Rosetta Amadori si occupò della gestione del museo dopo la morte del marito nel 1960 e fino alla sua scomparsa nel 1976.
mostra a cura di: Mart, Università degli Studi di Trento – Progetto Ecoltura
ringraziamenti: Chiara, Paola e Stefano Durant. Leonardo Benoni
allestimento e trasporti: Ars Movendi (Firenze), Giovannini Pitture (Trento)
montaggio: Federico Casagrande
crediti fotografici: Archivio fotografico Mart e Archivio del '900
presso la Casa d'Arte Futurista Fortunato Depero di Rovereto, dal 3 aprile al 5 ottobre 2025
A cura dell'Archivio del '900 del Mart e di Ecoltura, il nuovo focus della Casa d’Arte omaggia Rosetta Amadori (Rovereto, 1893-1976) e si propone di delineare il suo ruolo accanto al marito Fortunato Depero, lungo una vita di intenso lavoro, sacrifici e distanze, reciproca e passionale dedizione.
Abile cuoca e tessitrice dei famosi arazzi, ha svolto un’attività insostituibile per la Casa d’Arte Futurista − soprattutto dopo la scomparsa del marito − nella creazione e nella promozione della Galleria Museo Depero. Tali aspetti, testimoniati in opere e documenti, sono esplorati in un lavoro di ricerca condotto insieme all’Università di Trento nell’ambito del progetto Ecoltura. Per un’ecologia della cultura (coordinato da Giovanna Massari, Lucia Rodler, Cristiana Volpi), grazie alla collaborazione di Federico Casagrande e Margherita Vincenzi.
Documenti d'archivio: Mart, Archivio del´900, Fondo Depero.
Fotografie allestimento: Federico Casagrande