Ecco cosa troverai esplorando questa pagina
Gruppo di lavoro
• Valentina Avancini, UniTrento, Dipartimento di Lettere e Filosofia
• Federico Casagrande, UniTrento, DICAM/DiPSCo
• Giovanna A. Massari, UniTrento, DICAM
• Giada Melodia, UniTrento, Dipartimento di Lettere e Filosofia
• Paola Pettenella, Mart
• Patrizia Regorda, Mart
• Lucia Rodler, UniTrento, DiPSCo
• Cristiana Volpi, UniTrento, DICAM
Si ringraziano
• Officina Espositiva – Università di Trento
• Mart – Archivio del '900
Per tutte le genti (1961-1964)
(a cura del progetto Ecoltura)
Testo introduttivo alla pagina.
Sintesi su Baldessari. Luciano Baldessari architetto e scenografo roveretano.
Sintesi del suo lavoro tra architettura, scenografia e teatro e collegamento con avanguardie
La sua formazione eclettica e internazionale, studio a Milano ed il rapporto "conflittuale" con rovereto.
Focus della ricerca. Il rapporto con Rovereto, tra contatti e opere realizzate e non.
Nel 100 anniversario della realizzazione della Campana dei Caduti, valorizzazione di uno dei progetti più emblematici per Baldessari: il Monumento per la Campana dei Caduti e le vicissitudini del concorso, in quanto progetto di maggior interesse per la città poi abbandonato ed il confronto con i colleghi locali (Mario Kiniger)
A CURA DI GIADA MELODIA
Biografia (rendere racconto divulgativo, meno stile biografia + da sintetizzare)
Luciano Baldessari nasce il 10 dicembre 1896 a Rovereto, allora sotto dominio austro-ungarico. Fin da giovanissimo si mostra incline all’arte, avvicinandosi al circolo futurista locale guidato da Fortunato Depero, con cui condivide un primo slancio verso la sperimentazione e la libertà formale. Dopo aver studiato presso la Scuola Reale Superiore Elisabettina di Rovereto, si trasferisce a Milano, dove si laurea in Architettura al Politecnico nel 1922.
La sua formazione si arricchisce con soggiorni a Parigi e Berlino, città dove entra in contatto con le avanguardie europee, in particolare nell’ambito teatrale. Qui si consolida la sua attenzione per la scenografia come forma autonoma di progettazione dello spazio, con collaborazioni importanti, tra cui quelle con Max Reinhardt ed Erwin Piscator. Nel 1928 apre uno studio a Milano, in via Santa Marta, e inizia un percorso che spazia tra architettura, design, scenografia e pittura. Il suo approccio è radicalmente interdisciplinare: ogni progetto, anche non realizzato, è concepito come esperienza immersiva, spesso con una forte componente narrativa e teatrale.
Uno dei suoi lavori più emblematici, sebbene mai realizzato, è il progetto per il nuovo allestimento della Campana dei Caduti di Rovereto (1961–1964), intitolato Per tutte le genti. L'opera, vincitrice di un concorso nazionale, era pensata come uno spazio rituale dove architettura, luce, suono e paesaggio si fondessero in un’esperienza collettiva e meditativa. Il progetto, non costruito, è rimasto nella memoria culturale come espressione matura della poetica baldessariana.
La scenografia non è mai per Baldessari una parentesi: rappresenta il cuore del suo linguaggio. I suoi schizzi e disegni sono sempre pensati come visioni sceniche, inquadrature che trasformano l’architettura in uno spazio di rappresentazione. La sua visione plastica e dinamica dello spazio anticipa, per molti versi, le ricerche dell’architettura contemporanea, da Zaha Hadid a Frank Gehry. Baldessari muore nel 1982, lasciando una produzione ricchissima ma in gran parte effimera o non realizzata. Il suo pensiero progettuale continua a essere oggetto di studi e riletture, grazie alla sua capacità di coniugare memoria e modernità, forma e sentimento, utopia e concretezza.
A CURA DI VALENTINA AVANCINI
Testo introduttivo alla sezione.
Baldessari e Rovereto. Sintesi del rapporto tra l'architetto e la sua città.
I collegamenti con il circolo futurista
Le opere progettate / realizzate
In generale il rapporto con la città sulla base dei carteggi visionati.
A CURA DI VALENTINA AVANCINI
Rovereto e il Futurismo nella seconda giovinezza di Luciano Baldessari
Nell’Archivio del Novecento al Mart di Rovereto tra le carte del Fondo Luciano Baldessari restano un gruppo di lettere in cui Baldessari sottolinea i suoi rapporti con l’ambiente futurista roveretano. Tali lettere, databili tra 1966 e 1978, pe la maggior parte sono soggette a diverse riscritture e bozze o precedute da appunti, e per questo, nel loro insieme, sintomatiche di una attenta meditazione alla radice di questi richiami all’ambiente futurista. La rivalutazione storica del Futurismo da parte della critica d’arte italiana fu un processo complesso che comportò un graduale riscatto del movimento dopo un lungo periodo di marginalizzazione. Possiamo datare i primi segni di rivalutazione attorno agli anni '50 e '60 del Novecento, per poi giungere agli anni '70 e '80 al consolidamento critico di una storiografia che guarda al futurismo non più soltanto nella sua dimensione pittorica, ma anche poetica, musicale, scenografica, cinematografica e architettonica. Di questa tendenza fu espressione la mostra Avanguardia e teatro dal 1915 al 1955 nell’opera scenografica di Baldessari – Depero – Prampolini, tenuta tra il primo e la fine di giugno 1970 prima a Milano al Museo Teatrale alla Scala di Milano e poi a Palazzo Rosmini a Rovereto, patrocinata dal comune e dall’azienda turismo di Rovereto in collaborazione col museo teatrale della scala di Milano.
PARTE DI TESTO DI VALENTINA AVANCINI
PARTE DI TESTO DI VALENTINA AVANCINI
PARTE DI TESTO DI VALENTINA AVANCINI
Il Concorso di progettazione si svolse in due fasi. La prima fase (1961-1963), che vide la partecipazione di 5 progetti, fu vinta dal progetto "Kalamos" dell'arch. Mario Kiniger il quale sviluppò una soluzione che (inserisci descrizione del progetto). Tuttavia, la prima fase non ebbe seguito poiché non fu approvato dalla Commissione Edilizia del Comune di Rovereto e il concorso terminò con un nulla di fatto.
La seconda fase (1963- 1964) vide la partecipazione di 5 progetti e fu vinta dal progetto "Per tutte le genti" dell'arch. Luciano Baldessari, il quale partecipò con una proposta "(cit del verbale della commissione)". Anche questa fase non ebbe successivamente seguito nella realizzazione del manufatto.
Il progetto "Per tutte le genti" di Luciano Baldessari rimane tuttavia un'importante elaborazione nel lavoro dell'architetto roveretano; il progetto, che va oltre all'opera di architettura, Baldessari ha inserito il suo bagaglio di esperienze legate al mondo del teatro, alle soluzioni scenografiche rispondendo alle richieste della Reggenza per la valorizzazione della Campana. Resta inoltre il più importante progetto ipotizzato per la propria città, al quale l'architetto rimase molto legato dopo le sue esperienze internazionali.
PRIMO CONCORSO (1961-1962)
Obiettivo
Progettazione di una nuova sede per la campana “Maria Dolens”, da collocare in località Miravalle.
Partecipanti
1. Marco Tiella, progetto Commemorat
2. Mario Kiniger, progetto M.D. 67 (vincitore)
Cronistoria
30/12/1961 – Padre Eusebio Jori, a nome della Reggenza dell’Opera Campana, invia una raccomandata d’invito agli architetti Mario Kiniger, Luciano Baldessari, Marco Tiella, Renzo Aste
15/01/1962 – Luciano Baldessari risponde, chiedendo modifiche al bando
14/02/1962 – Baldessari rinuncia formalmente alla partecipazione per essere “oberato di lavoro”
28/04/1962 – La commissione giudicatrice si riunisce per valutare i progetti presentati
• Vince Mario Kiniger, con un progetto che prevede una torre campanaria alta 96 metri, dotata di ascensori e infrastrutture.
• Il progetto viene criticato per l’eccessivo costo (stimato in circa 500 milioni di lire)
• Montano polemiche pubbliche e interne all’Opera Campana, che portano a congelare l’iniziativa
SECONDO CONCORSO (1963-1964)
Obiettivo
Trovare un’alternativa meno onerosa ma simbolicamente forte, per la nuova sede della campana.
Partecipanti
1. Arch. Tommaso Valle, Gruppo Bonamico Gigli, ing. Sergio Bonamico, ing. Guido Gigli, arch. Giulia Amadei, arch. Luciana Vagnoni, progetto Sette Torri per una Campana
2. Arch. Giulio Martini, progetto Kalamos
3. Arch. Luciano Baldessari, progetto Per tutte le genti (vincitore)
Cronistoria
13/05/1963 – La Reggenza dell’Opera Campana delibera un nuovo concorso.
06/09/1963 – Pubblicazione del nuovo bando.
15/12/1963 – Prima scadenza del bando (rinviata).
15/01/1964 – Scadenza definitiva per la presentazione dei progetti.
27/01/1964 – Si costituisce la nuova commissione giudicatrice.
20/02/1964 – Prima riunione ufficiale della commissione.
09/03/1964 – Redatta la relazione conclusiva:
• Nessun progetto soddisfa pienamente i criteri richiesti.
• Tuttavia, tre progetti vengono ammessi a una gara d’appello (II grado):
• “Kalamos” di Giulio Martini (2° classificato)
• “Sette torri per una campana” di Tommaso Valle (3° classificato)
• “Per tutte le genti” di Luciano Baldessari (1° classificato)
• Esclusi “G.Z.-B.O.” dell'arch. Antonio Macconi (Torino) e “Fagarè” dell'arch. Luciano Patetta (Milano).
20/04/1964 – Deadline per la seconda fase del concorso.
28/04/1964 – Verifica e valutazione dei tre progetti ammessi al secondo grado.
05/05/1964 – Riunione conclusiva della commissione giudicatrice.
• Il progetto di Luciano Baldessari risulta vincitore assoluto.
• Il suo progetto propone un’architettura simbolica, esperienziale, centrata sulla teatralità dello spazio.
Tuttavia, anche questo progetto non verrà mai realizzato, per contrasti sull’ubicazione (troppo vicina all’Ossario di Castel Dante) e per criticità percepite da parte della commissione edilizia comunale, che lo giudicò “leggermente frivolo”.
20/10/1966: lettera di padre Eusebio Jori a Baldessari per ragguagliarlo sugli sviluppi del problema della Campana (controversia)
08/04/1971: lettera di Baldessari a padre E. Jori: gli è arrivata notizia di un notevole contributo statale per la sistemazione del monumento per la Campana
17/03/1973: padre Eusebio Jori invita nuovamente Baldessari alla stesura di un nuovo progetto del monumento che ospiterà la Campana
31/03/1973: risposta positiva di Baldessari: ricorda che non intende rinunciare al suo progetto mai realizzato del 1964 così come non vuole rinunciare ai soldi spettanti
A cura di Federico Casagrande
I vincitori dei due concorsi nazionali di progettazione per il Monumento per la Campana dei Caduti "Maria Dolens" sono stati rispettivamente gli arch. Mario Kiniger (concorso di 1° grado - motto M.D.67) e l'arch. Luciano Baldessari (concorso di II° grado - motto Per tutte le genti). Si propone in questa sede un confronto tra gli elaborati progettuali dei due architetti, in quanto si ritengono entrambi di grande interesse per l'ambito di ricerca. In particolare, i curatori ritengono importante valorizzare il lavoro sui progetti non realizzati per il Monumento per la Campana Maria Dolens – nell'anniversario dei suoi 100 anni di attività (1925-2025) – oltre che valorizzare uno dei lavori più iconici in Trentino dell'arch. Luciano Baldessari, focus di questo lavoro di ricerca. Il confronto con il progetto dell'arch. Mario Kiniger, offre un pretesto divulgativo nuovo e contribuisce ad approfondire il lavoro già svolto da Ecoltura in questa sezione: Mario Kiniger, architetto (1914-1982).
In questa sezione si trovano i documenti d'archivio più interessanti per il racconto dei progetti vincitori, includendo anche la voce (ed il giudizio espresso) della Commissione giudicatrice.
• Relazione tecnica del progetto M.D.67 dell'arch. Mario Kiniger (15 marzo 1962)
• Giudizio della Commissione del sul progetto presentato dall'arch. Luciano Baldessari (10 marzo 1964)
• Lettera di Luciano Baldessari denominata "Delucidazioni sui concetti fondamentali del mio progetto aggiornato" (26 aprile 1964)
Dalla ricerca d'archivio non è stato possibile risalire alla documentazione descrittiva del progetto dell'architetto Baldessari nella prima fase del concorso di 2° grado (1963-64) – ed in particolare alla relazione tecnico-descrittiva – alla quale si fa riferimento nella lettera del 26 aprile 1964: «Il bando aggiornato per il concorso di secondo grado non richiedeva un’ulteriore relazione, epperò in merito alle v/del 10 marzo 1964».
Relazione tecnica Kiniger
Valutazione commissione
Specifiche Luciano Baldessari
Kiniger presenta tre possibili soluzioni progettuali per la collocazione del monumento:
• Soluzione A (preferita): sul costone del Castel Dante, zona "al Bersaglio". È una posizione dominante e visibile da più punti della valle el ontana da ostacoli naturali o artificiali, consente una perfetta propagazione del suono e un’immagine netta e solenne della campana.
• Soluzione B: nel Bastione Fellinero, sul Castello di Rovereto. Più integrata nel tessuto storico, ma meno efficace come punto visivo isolato.
• Soluzione C: nel parco ex Jacob, adiacente al castello. Meno elevata, quindi con visibilità ridotta.
Kiniger sceglie la Soluzione A, proprio per la sua potenza scenica, l’efficacia nella diffusione sonora e la centralità simbolica rispetto alla città e alla valle.
Baldessari non presenta diverse alternative come Kiniger e si adegua alla richiesta di realizzare il monumento in un raggio di 500m dall'Ossario di Castel Dante. Tuttavia risponde ai dubbi della Commissione giudicatrice che scrive «si ha l'impressione che l'enorme massa architettonica della conchiglia possa turbare notevolmente l'ambiente naturale ed architettonico», dando forza alla propria soluzione formale «spoglia di ogni retorica» come elemento che esalta lo spirito e che non accetta turbamento delle cose, «la natura stessa è anzi esaltaa da questo nuovo fatto e ne è valorizzata».
Kiniger concepisce il progetto come un mausoleo monumentale, fortemente radicato nel paesaggio e visibile da più punti della valle. La composizione nasce dall’intento di rendere la campana l’elemento dominante in una struttura architettonica complessa, simile a un campanile aperto, con forte simmetria e monumentalità.
Baldessari, invece, rifiuta forme convenzionali come campanili e torri. La sua genesi compositiva si basa su una riflessione simbolica: il monumento non è solo per una campana, ma per la Campana, intesa come voce dei morti e strumento di mediazione spirituale. Ne nasce un’opera originale, antiretorica, che fonde luce, suono, materia e simbolo in un tutt’uno espressivo.
Kiniger propone una struttura centrale costituita da quattro piloni in cemento armato che si incrociano a 57 metri, sostenendo una cella campanaria a cielo aperto. L’insieme è completato da cripta, sarcofago, terrazze, galleria e calotta acustica. L’architettura è simmetrica, grandiosa, ordinata.
Baldessari adotta una struttura più sperimentale e plastica, in cui la grande conchiglia è l’elemento chiave. Essa raccoglie il suono, riflette la luce e simboleggia la tensione tra umano e divino. La composizione è fluida, evocativa, più vicina all’arte scultorea che all’architettura tradizionale.
Kiniger prevede un’illuminazione studiata, con proiettori e luce diffusa nei piazzali. L’illuminazione notturna ha funzione celebrativa, mentre la luce naturale è gestita architettonicamente con balconi e aperture panoramiche.
Baldessari attribuisce alla luce un ruolo centrale e spirituale. La conchiglia raccoglie e diffonde la luce solare e diventa di notte una lama luminosa: invocazione, grazia, simbolo della comunicazione tra Terra e Cielo.
Kiniger utilizza materiali tradizionali e resistenti: cemento armato, marmo (compreso granito rosa di Svezia), ferro battuto, pietra da taglio. L’uso dei materiali è funzionale, strutturale e decorativo, ma sempre razionale.
Baldessari non specifica dettagliatamente i materiali nella relazione, ma l’enfasi sulla forma simbolica e la spiritualità lascia intuire una libertà materica, orientata più all’effetto poetico che alla monumentalità dei materiali. Nella versione aggiornata, collabora con lo scultore Cappello, segno di un approccio plastico e sperimentale.
Kiniger affronta il tema del suono con rigore tecnico e razionale. Cambia l’orientamento della campana per ottimizzare la propagazione acustica, elimina ostacoli riflettenti, progetta una calotta acustica e uno spazio aereo che favorisca la purezza e la potenza del suono.
Baldessari considera il suono in modo concettuale e poetico. La campana è voce dei morti, raccolta dalla conchiglia che la riflette in un settore ampio, potenziandone il messaggio spirituale. Il suono è parte della "poesia" del monumento.
I due progetti sono partiti da obiettivi comuni, come previsto dal bando di concorso; in primis, la realizzazione di un monumento che valorizzasse la Campana Maria Dolens e che ne massimizzasse la visibilità nel paesaggio – diventando quindi un landmark territoriale. In secundis, che la struttura progettata favorisse la propagazione del suono nel territorio circostante. Le due idee di concorso hanno avuto esiti concettualmente e formalmente molto diversi, sebbene siano state accomunate dallo studio di strutture con uno spiccato sviluppo in altezza. Entrambe hanno previsto il sollevamento della Campana ad un piano elevato (favorendone la visibilità anche da lontano) e hanno ipotizzato all'interno delle strutture in elevazione dei collegamenti per permettere ai visitatori di accedere ai piani elevati, sia come piattaforme per osservare da vicino la Campana e sia come terrazze privilegiate sul paesaggio circostante. Tuttavia, le due idee di concorso sono partite da concetti molto distanti.
Mentre il progetto di Kiniger ipotizza la realizzazione di una «grande cuspide di campanile», il lavoro di Baldessari rifiuta – dichiarandolo un "grossolano errore concettuale" – il ricorso alle a strutture come il campanile e la torre, in quanto avrebbero «falsato e nettamente svilito il significato della Campana dei Caduti, essendo essi delle forme giustificate da altre esigenze prettamente terrene». In aggiunta, Kiniger esclude il dialogo del monumento con l'arte scultorea o pittorica perché non ritenute opportune: «deve dominare nella cornice della semplicità e razionalità delle strutture solo la Campana dei Caduti». Al contrario, Baldessari ricorre al lavoro dello scultore Carmelo Cappello per proporre una soluzione scultorea alla struttura di sostegno della Campana, la cui proposta iniziale era stata vista dare «un certo effetto di provvisorietà» dalla Commissione giudicatrice.
Il progetto di Kiniger ipotizza la realizzazione di una grande cuspide di 90.00m, sorretta da 4 piloni in cemento armato, che ospitava una cella campanaria in cui la Campana Maria Dolens avrebbe avuto la libertà di oscillare; il monumento era scandito da «5 punti spirituali»:
• Cripta ossia "Curia Ignoti Militi" con 50 loculi
• Sarcofago del Milite Ignoto Internazionale
• Campana dei Caduti o "Maria Dolens", voce degli eroi
• Mappamondo o sfera dorata, all'estremità della cuspide
• Faro della Pace alla somma estremità
Nel progetto di Baldessari la composizione è definita da 4 elementi:
• il basamento e lo specchio d'acqua
• la «conchiglia» in c.a. ed il «terrazzo belvedere»
• l'incastellatura di sostegno - disegnata dallo scultore Carmelo Cappello
• la campana Maria Dolens
Nel suo progetto, Baldessari mette in evidenza l'architettura del monumento: un «dialogo fra l'umano e il divino, tra il cielo e la terra, tra il finito e l'infinito» e definisce la conchiglia che lo caratterizza come «una forma nuova, anti-retorica, che permettesse lo svolgimento delle funzioni affidate alla Campana dei Caduti, che la esaltasse, la valorizzasse, la drammatizzasse».
Nessuno dei due progetti ha, infine, avuto seguito nella costruzione del monumento progettato; in particolare, il progetto dell'arch. Kiniger è stato bloccato dopo il parere negativo ricevuto dalla Commissione Edilizia del Comune di Rovereto (data) ed è questo il motivo per cui è stato lanciato un nuovo concorso di progettazione (2° concorso di idee, 1963-1964).
Di seguito sono riportate le immagini dei progetti partecipanti ai concorsi di progettazione per il Monumento per la Campana dei Caduti e che, in questo lavoro di ricerca, non sono stati approfonditi. Vengono comunque proposti come possibile spunto per un futuro approfondimento. I materiali d'archivio provengono dagli Archivi di Pace della Fondazione Opera Campana dei Caduti di Rovereto.
Elaborazioni grafiche a cura di Federico Casagrande.
I crediti dei testi sono indicati in corrispondenza del testo.
I materiali d'archivio presentati provengono dalle seguenti archivi:
• Archivi di Pace (Fondazione Opera Campana, Rovereto)
• Archivio Politecnico di Milano - Fondo Baldessari (Milano)
• Archivio del '900 (Mart, Rovereto)
Inserisci bibliografia
Qualora fossero stati omessi dei crediti di immagini e/o materiali pubblicati siamo a disposizione per inserire le informazioni mancanti. Si prega di segnalare eventuali errori o incorrettezze a federico.casagrande@unitn.it.